Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge si propone di assicurare che tutte le statistiche ufficiali siano prodotte tenendo conto della differenza di genere. Si tratta di un obiettivo più volte sottolineato, sia a livello nazionale sia a livello europeo e internazionale, in particolare in sede ONU. L'inadeguata informazione statistica sulle tematiche relative alla differenza di genere costituisce infatti in tutto il mondo un grave ostacolo all'adozione di politiche di empowerment, cioè di attribuzione di maggiori poteri e responsabilità alle donne, secondo le indicazioni della IV Conferenza mondiale sulle donne svoltasi a Pechino nel 1995. La proposta di legge si propone dunque di adempiere all'impegno assunto a Pechino e insieme di colmare una lacuna nell'informazione.
Nella direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 marzo 1997 si prevede, all'obiettivo 3, il metodo della valutazione di impatto equitativo di genere come propedeutico all'elaborazione e adozione delle azioni di governo. La generalizzazione delle rilevazioni statistiche disaggregate per sesso e delle indagini che fanno emergere problematiche legate alla differenza di genere sono strumentali alla valutazione di impatto, e dunque all'elaborazione di politiche esplicite mirate alle pari opportunità.
I destinatari del provvedimento sono l'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) e tutti gli organismi che fanno parte del Sistema statistico nazionale (SISTAN). L'ISTAT, nel proprio ambito di autonomia decisionale, ha già dato impulso alle statistiche di genere, e ha cominciato a sviluppare indagini di grande interesse in questo campo, come quelle sulla violenza sessuale e sull'uso del tempo. Le esperienze già compiute rendono oggi possibile e opportuno un provvedimento che generalizzi
a) disaggregazione di genere di tutte le informazioni statistiche prodotte dall'ISTAT e dal SISTAN e uguale leggibilità dei dati relativi a uomini e donne;
b) sistematizzazione della raccolta di dati nelle diverse aree di interesse pubblico, progettazione di nuove rilevazioni sulla qualità della vita anche della popolazione straniera;
c) costruzione da parte dell'ISTAT di una metodologia per le valutazioni di impatto di genere di norme di particolare rilievo;
d) sviluppo della ricerca e dell'analisi di genere.
Ne conseguono le seguenti azioni:
a) disaggregazione per sesso di tutte le informazioni statistiche;
b) adeguamento delle metodologie dei censimenti all'ottica di genere, non solo con la previsione della disaggregazione per sesso, ma anche della rilevazione di dati concernenti le differenti tipologie di famiglie, sia per la popolazione italiana, sia per quella straniera dimorante abitualmente in Italia;
c) realizzazione di indagini annuali su argomenti riguardanti la qualità della vita sociale, di particolare interesse per la conoscenza delle tematiche attinenti alla differenza di genere. Si tratta di indagini che l'ISTAT ha già realizzato, sia pure con diversa periodicità. Le grandi aree individuate
d) realizzazione di indagini quinquennali in settori di particolare importanza per le statistiche sociali, che presentano caratteri di relativa stabilità. Si tratta di settori nei quali i mutamenti più rilevanti si verificano nell'arco di diversi anni. Le grandi aree di analisi sono, ad esempio, lo stato di salute, la violenza e i maltrattamenti, l'uso del tempo;
e) ristrutturazione degli archivi contenenti dati relativi alle imprese, con individuazione per sesso degli addetti e dei titolari;
f) quantificazione del lavoro non retribuito con diverse metodologie, ad esempio il conto satellite indicato dalla Piattaforma di Pechino.
Tutte le fasi della produzione delle statistiche di genere sono soggette alla normativa sulla tutela dei dati personali, in particolare per quanto riguarda la disciplina dei dati sensibili, recata dal codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo n. 196 del 2003.
La proposta di legge riguarda i sistemi e i metodi di programmazione, rilevazione e diffusione delle statistiche ufficiali. Tuttavia è auspicabile e prevedibile che altri soggetti e centri di produzione di informazioni statistiche si conformino in futuro alle metodologie utilizzate dal SISTAN, e che dunque il sistema delle statistiche ufficiali diventi il volano di una innovazione profonda e generalizzata, a livello centrale e locale.
Più in dettaglio, la proposta di legge introduce un capo I-bis al decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322, recante disposizioni sulle statistiche di genere.
Il nuovo articolo 13-bis prevede che le informazioni statistiche siano prodotte dando visibilità alla differenza di genere e pari leggibilità dei dati relativi a uomini e donne. In attuazione dell'obiettivo 3, punto 3.2, della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri in data 27 marzo 1997, e come primo passo verso la generalizzazione del metodo della valutazione di impatto di genere come strumentale all'adozione di qualunque azione di governo, il comma 2 prevede altresì che l'ISTAT predisponga le metodologie per la valutazione di impatto di norme di particolare rilievo.
All'articolo 13-ter si prevede che i censimenti generali della popolazione assicurino la disaggregazione per sesso delle informazioni, con riferimento alla popolazione sia italiana sia straniera abitualmente dimorante in Italia, compresa quella che vive in istituti e comunità. La nostra società è sempre più caratterizzata in senso multirazziale e multietnico; la norma dà una prima indicazione di lavoro che va nel senso di adeguare la qualità della conoscenza dei fenomeni sociali ai fenomeni nuovi connessi con la convivenza di diverse culture e stili di vita. Il censimento inoltre rileva informazioni relative alle differenti tipologie di famiglie (fondate sul matrimonio, di fatto, ricostituite, monogenitoriali).
Al comma 2 si prevede anche che i censimenti generali dell'agricoltura, dell'industria e dei servizi assicurino la disaggregazione per uomini e donne degli addetti, per posizione nella professione, anche allo scopo di individuare le imprese a prevalente conduzione femminile.
All'articolo 13-quater si individuano le aree nelle quali l'ISTAT e gli altri organismi del SISTAN producono informazioni statistiche disaggregate per uomini e donne con cadenza annuale (forme familiari; natalità; mortalità per causa e morbosità; formazione e fruizione culturale; occupazione e disoccupazione; povertà; partecipazione sociale e politica; utilizzo dei servizi pubblici) e con cadenza quinquennale (stato di salute; disabilità, comportamenti sanitari; sicurezza dei cittadini; violenze e maltrattamenti; uso del tempo; reti di solidarietà e lavoro di cura; mobilità sociale). In quest'ultimo caso è sembrato opportuno prevedere un meccanismo tale da garantire una certa elasticità nell'individuazione della periodicità. Trattandosi di indagini complesse, e tuttavia di